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Romano Sergio

Atlante delle crisi mondiali

Editore: Rizzoli

Prezzo: 20,00 €

Collana: Saggi italiani

Anno di pubblicazione: 2018

Tipologia: Libro rilegato

Scaffale: SCIENZE POLITICHE

Settore: Scienze sociali e umane

Pagine: 278

EAN: 9788817099622

20,00 €
(prezzo di vendita al pubblico)
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Descrizione

La guerra siriana, la divisione tra sunniti e sciiti e il terrorismo alimentato dall'Islam radicale, l'annosa questione di Israele e della Palestina, la minaccia nucleare della Corea del Nord e la lezione della Baia dei Porci, i rapporti tra Stati Uniti e Cina, la nuova presidenza americana, il difficile cammino dell'Europa verso l'integrazione, i nuovi populismi e le migrazioni innescate dalle guerre e dalle rivoluzioni in Medio Oriente e Nordafrica, l'attivismo imperiale della Russia di Putin: sono le coordinate principali della complessa ""mappa del disordine mondiale"" che Sergio Romano disegna nelle pagine di questo libro. ""Ogni crisi internazionale ha la sua logica e la sua razionalità o, se preferite, la sua assurdità"" scrive in apertura alla prefazione, e, con l'acutezza di osservazione a cui ci ha abituato nei suoi articoli, saggi e libri, ci guida alla scoperta dei ""fattori che contribuiscono a rendere la società internazionale sempre più litigiosa e insicura"". È una lettura del presente - alla luce del passato e aperta sul futuro - non condizionata dalle ideologie, che permette di interpretare la Storia al di là dei luoghi comuni e di ogni vulgata, e ricca dell'esperienza diretta di chi ha vissuto in prima persona, da diplomatico, molti importanti eventi internazionali. Non a caso, l'""Atlante delle crisi mondiali"" si conclude con una pagina di ricordi, in cui Romano spiega com'è diventato un ""patriota europeo"". La sua è un'Europa che, come aveva indicato de Gaulle, non deve includere per forza gli Stati Uniti e la Gran Bretagna: ""La politica di coloro che hanno veramente a cuore l'unità dell'Europa dovrebbe essere simile a quella dei Paesi che negli anni della Guerra fredda scelsero per se stessi il 'non impegno'. Potremo allora fare della Russia il nostro principale partner economico e parlare di una Europa 'dall'Atlantico agli Urali'"".